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Amici di Benedetta: Testimonianze

Testimonianze.    



QUALCHE COSA DI GRANDE


Una mattina di giugno passavo per Sirmione. Il nome di quella cittadina si era liberato di Catullo e rinviava alla mia memoria una sola immagine: quella di una casa bianca con le persiane verdi. Ricordavo con quanta dolcezza e nostalgia se ne parlava in uno degli scritti che ti riguardavano, in quella breve biografia che è stata per molti la prima finestra aperta sul tuo mondo. Ero stato già diverse volte a meditare e a pregare presso il tuo sarcofago, alla badia di Dovadola. Mi prese la voglia di vedere il luogo dal quale ci avevi lasciati, la bella casa che ti aveva consegnata all'altra casa, dove ci sono molti posti. Domandai informazioni a qualche passante e una donna mi indicò dove si trovava La meridiana

Questo stralcio e tutto l'Epilogo del dramma "Qualche cosa di grande" da me scritto ai primi di giugno del 2008, è letteralmente autobiografico. Anche i dialoghi con le due studentesse del ginnasio riassumono domande e riflessioni emerse durante i miei venticinque anni di insegnamento al liceo-ginnasio V. Monti di Cesena. La mia conoscenza di Benedetta deve molto alle testimonianze dirette di coloro che le sono vissuti accanto, a cominciare da quelle di mamma Elsa che in varie occasioni ho potuto ascoltare, fino a quelle della sorella Emanuela interpellata per numerosi incontri e sulla cui disponibilità so di poter sempre contare.

Ma è stato al termine della lettura degli Scritti completi di Benedetta che ho trovato stimolante e quasi provocatorio un interrogativo del grande Enrico Medi: "Si raccolgono le sue lettere, si commentano gli arcani fatti della sua esistenza, si ascolta la voce di quanti a lei sono stati vicini, ma la domanda resta sospesa, tremante: Benedetta Bianchi Porro, tu, proprio tu, chi sei?". Il mio interesse per il dramma teatrale ha individuato una possibile modalità di risposta al quesito, una via concreta tra le tante percorribili per giungere ad una sintesi.

L'intento è quello di offrire una prima immagine di Benedetta e della sua straordinaria avventura a chi conosce poco di lei, ma anche quello cogliere o almeno di avvicinarsi il più possibile al nocciolo della questione, cioè a quel segreto che consente di trasformare ogni esistenza e ogni attimo dell'esistenza in "qualche cosa di grande".

Don Walter Amaducci